La 204 A Spider del 1948 è una delle vetture da competizione concepite dal giovane Carlo Abarth per la Cisitalia di Piero Dusio. Il motore, derivato da quello della Fiat 1100, è dotato di due carburatori e sviluppa 62 CV, mentre la carrozzeria di questa “scoperta” da corsa viene progettata da Giovanni Savonuzzi, grande esperto di aerodinamica.
In due anni, la vettura coglie una ventina di vittorie su strada e in pista. Tra queste ha un sapore particolare quella conquistata da Tazio Nuvolari il 10 aprile 1950 alla gara in salita Palermo-Monte Pellegrino. L’asso mantovano è 5° assoluto e trionfa nella Classe 1100: è l’ultima vittoria della sua carriera.
I record di velocità costituiscono per Carlo Abarth una passione irrefrenabile ma anche un ottimo strumento pubblicitario, per comunicare al meglio le prestazioni e soprattutto l’affidabilità delle sue vetture. Si fa aiutare dai carrozzieri italiani più attenti all’aerodinamica per costruire esemplari unici leggerissimi e velocissimi.
Memorabile la sessione di 10 giorni – dal 27 settembre al 7 ottobre 1958 – che servì a battere molti record con la monoposto Fiat Abarth 500 carenata da Pininfarina. Ma altrettanto leggendarie sono le monoposto aerodinamiche realizzate da Bertone e Pininfarina “intorno” ai motori bialbero derivati Fiat da 750 e 1000 cc, che conquistano una messe di record rispettivamente nel 1956 e 1960.
Nel 1956 Abarth elabora il motore della 600 creando le prime “Fiat 600 Derivazione Abarth 750”. La nuova vettura dimostra subito le sue qualità, e conquista i primi due gradini del podio nella sua classe alla Mille Miglia dello stesso anno. Oltre a vendere direttamente le auto elaborate, l’Abarth consente ai clienti di potenziare in proprio le piccole berline con le cassette di trasformazione. Il kit più completo permette di raddoppiare la potenza e viene utilizzato da molti piloti privati.
Su disegno di Giovanni Michelotti, nel ’57 Vignale realizza l’avveniristica Fiat Abarth 750 Coupé Goccia: il prototipo ha il muso particolarmente corto e spiovente, porte ad ali di gabbiano e una lunga coda. Presentata a Ginevra nel 1957, ha poca fortuna nelle corse, dominate dalle leggerissime Zagato, ma rimane una delle coupé più originali dell’epoca.
La Fiat 600 non è l’unica “piccola” Fiat a sucitare l’interesse di Abarth: a partire dal 1957 la Casa dello Scorpione si dedica anche alla Nuova 500. Carlo Abarth ne elabora il motore, e nel febbraio 1958 una 500 dotata di carrozzeria Fiat e di un motore preparato corre ininterrottamente per 7 giorni e 7 notti sull’anello dell’alta velocità di Monza, concludendo la sua maratona a una media di oltre 108 km/h.
Oltre alle vetture preparate e messe in vendita direttamente dalla Casa, Abarth avvia la commercializzazione delle cassette di trasformazione. Sono dei kit di elaborazione coi quali, nelle officine di fiducia, i proprietari delle Fiat 500 o 600 di serie possono far potenziare le proprie vetture.
Le elaborazioni Abarth più famose si sviluppano intorno alla Fiat 600. Le vincenti 750 si evolvono nel 1961 nell’Abarth 850 TC (Turismo Competizione), realizzata partendo dalla 600D. L’Abarth completa l’assemblaggio delle vetture fornite dalla Fiat con le parti meccaniche prodotte internamente.
Nel 1961, in seguito alla vittoria di classe conquistata alla 500 chilometri sul più famoso circuito tedesco nasce una versione commemorativa ulteriormente potenziata: è la Fiat Abarth 850 TC Nürburgring.
Alla fine degli anni ’50 Carlo Abarth decide di affiancare all’attività di elaboratore e costruttore di auto da competizione una piccola produzione di vetture stradali Gran Turismo. Come da tradizione, le nuove Abarth nascono intorno a motori di serie elaborati dalla Casa dello Scorpione.
Con l’avvento – nel 1961 – della Fiat 2300, Abarth porta la cilindrata delle sue GT a 2400 cc. Per la linea della nuova coupé richiede due diversi studi ai carrozzieri Ellena e Allemano. Poi affida la produzione a quest’ultimo, selezionando però elementi stilistici provenienti da entrambe le proposte creative. L’Abarth 2400 Coupé diventa la sua vettura di tutti i giorni, così amata da essere esposta al Salone di Ginevra del 1964.
Con la sigla OT Abarth inizialmente definisce le sue creature “Omologate Turismo” cioè costruite per correre e vincere nella Classe Turismo. In realtà questa iconica sigla definisce anche prototipi e vetture in serie limitata che corrono in altre categorie. La maggior parte delle Abarth OT nascono tra il 1964 e il 1966.
Partendo dalla Fiat 850 coupé, Abarth realizza la OT, offerta in diverse cilindrate come la “sorella” berlina: la versione con motore da un litro prende il nome di OTS 1000. La coupé evolve ancora nell’OT 2000 e con il motore della 1000 Radiale (su scocca della Fiat 600) nasce la OTR 1000 Coupé. Trapiantando la versione trasformata del motore della Fiat 124 nella Fiat 850 coupé nasce l’OT 1300/124.
La passione per le competizioni è il cardine della vita di Carlo Abarth, le sue “creature” sono figlie di questo amore che diventa anche un efficace strumento commerciale per promuovere i propri prodotti. Anche in quest’ottica vanno visti i prototipi e le vetture Sport realizzati nella seconda metà degli anni ’60.
Nel 1966 Abarth presenta la Sport a telaio tubolare 1000 SP, con motore bialbero in posizione centrale, e nel ’67 arriva la 2000 Sport Spider, con telaio a traliccio e una carrozzeria che riprende le linee della 1000 SP. Della 2000 vengono realizzate versioni con motore sia centrale, sia a sbalzo, cioè posto dietro l’asse delle ruote posteriori.
Presentata al Salone di Torino nell’ottobre 1971, l’Autobianchi A112 Abarth è la prima “creatura” successiva all’acquisizione della Casa dello Scorpione da parte del Gruppo Fiat, e nasce per contrastare l’egemonia delle Mini Cooper nel mercato delle utilitarie sportive. La A112 si posiziona più in alto della concorrente inglese per abitabilità e qualità delle finiture, ma occorre migliorarne le prestazioni.
Nel ’75 un nuovo motore porta la potenza da 58 a 70 cavalli. L’impiego sportivo è nei rally dove nasce il popolare Trofeo A112 per far crescere i piloti nazionali. La produzione termina nel 1985 dopo oltre 121mila esemplari declinati in 7 serie.
Alla fine degli anni ‘60 sono i piloti privati a spingere Fiat ad avvicinarsi ai rally: la 124 Sport Spider si rivela una vettura particolarmente adatta alle corse, per la robustezza strutturale e l’equilibrata distribuzione dei pesi. Nel frattempo le officine Abarth di Corso Marche a Torino sono diventate il reparto corse di Fiat. Lì vengono elaborate diverse evoluzioni, schierate con successo nelle competizioni della stagione 1972: le 124 vincono 11 delle 21 gare disputate e si aggiudicano il Campionato Europeo Rally.
La vettura viene schierata ufficialmente da Fiat nelle competizioni fino al 1975, raccogliendo molti successi: tra questi si distinguono la vittorie al Rally dell’Acropoli (1972), al Rally di Polonia (1973) e la tripletta al TAP Rallye de Portugal nel ’74. La vittoria in Portogallo è bissata nel 1975, e nello stesso anno Maurizio Verini conquista nuovamente il titolo europeo. Inoltre, dal 1972 al ’75, la 124 Abarth Gr. 4 è vice campione mondiale per quattro stagioni di fila. La produzione termina nel 1975 dopo 995 esemplari.
A metà degli anni ’70 l’entusiasmo del pubblico italiano per i rally non si placa malgrado la crisi petrolifera. La 124 Abarth Rally, che tanto bene si è difesa per quattro stagioni, comincia a sentire i suoi anni, e si rende necessario schierare una nuova arma nel campionato mondiale. Strategie di marketing convincono i manager del Gruppo a far costruire al reparto corse dell’Abarth una vettura vincente basandosi non più su un’auto sportiva, bensì su una berlina da famiglia, in modo da incrementare le vendite. Nasce così la Fiat 131 Abarth Rally, che ha le forme della tranquilla tre volumi prodotta a Mirafiori ma che in realtà è una vera e propria belva da corsa.
Sotto la guida del Direttore Sportivo Daniele Audetto e condotte dai migliori piloti dell’epoca, le “131 Abarth” dominano le scene mondiali: con 18 vittorie assolute, cinque triplette e due doppiette conquistano tre Mondiali Costruttori – nel 1977, ’78 e ’80 – e due titoli Mondiali Piloti, con Alén nel 1978 e Röhrl nel 1980.
Nei primi anni Ottanta il campionato rally più popolare è quello del Gruppo B. All’Abarth viene affidato il compito di predisporre la nuova vettura da schierare in questa categoria, la Lancia Rally. L’ auto è conosciuta dai più con il nome di 037, che deriva dalla sigla di progetto assegnatale in Abarth: SE 037.
L’Ing. Lampredi dell’Abarth elabora il quattro cilindri bialbero portandolo a due litri e dotandolo di un compressore volumetrico che migliora le prestazioni ai bassi regimi, soluzione molto utile nei rally. Partendo dalla scocca della Beta Montecarlo Pininfarina modella una carrozzeria di grande fascino, che è anche un capolavoro d’ingegneria orientato verso la robustezza e la rapidità di manutenzione.
Con l’intelligente progettazione che consente di risparmiare tempo prezioso in gara e con la grande efficienza della squadra corse Abarth il miracolo si compie. Mentre si fanno largo le vetture a trazione integrale la Lancia Rally con la sola trazione posteriore e la guida esperta di Walter Röhrl conquista il Mondiale Costruttori del 1983. È l’ultima vettura a due ruote motrici ad esserci riuscita.